Giuseppe Marino
Dicembre 21, 2016Venerabile Siliana Bosa
Dicembre 21, 2016
Il Tibet è stato per secoli uno dei luoghi meno documentati del mondo. Fino agli anni 50 i viaggiatori che erano entrati nel Paese delle Nevi si contavano su due mani. Tra questi Fosco Maraini, allora giovane fotografo in viaggio come assistente del prof Giuseppe Tucci.
La mostra Fotografi Italiani per il Tibet parte proprio da Maraini e dal suo straordinario bianco e nero sul vecchio Tibet prima dell’invasione cinese. Verrà esposto il menabò fotografico originale di Segreto Tibet con didascalie e commenti dattiloscritti dallo stesso Maraini con materiale dei suoi due viaggi del 1937 e 1948. Fotografie struggenti e straordinariamente evocative di un mondo scomparso le cui tracce sopravvivono faticosamente nelle aree himalayane che circondano il Tetto del Mondo. Ed è qui che si sviluppa gran parte del percorso di immagini e informazioni che ci raccontano tutti gli aspetti culturali religiosi e storici del travagliato paese. Si passa dunque alla rarissima documentazione di Carlo Buldrini che negli anni ‘70 fotografa il campo profughi di Majnu Ka Tilla a Delhi, agli scatti di Claudio Cardelli che ritrae il Dalai Lama trent’anni fa assieme a tutto il mondo della diaspora e del Tibet appena dischiuso agli stranieri nel 1987. Vi sono poi tutte le immagini di Fausto Sparacino, assiduo frequentatore del “Tibet fuori dal Tibet”, con le sue peregrinazioni nel Mustang, Spiti, Ladakh, Zangskar. Una sezione particolare dell’ottimo Stefano Bottesi di Trento ci racconta invece un freddo gennaio del 2012 a Lhasa. Un momento di tregua nel tormentato susseguirsi di proteste, repressioni e immolazioni col fuoco testimoni dell’esasperazione del popolo tibetano mai domato dopo 60 anni di occupazione. Infine le parti dedicate all’impegno e al sostegno della causa e dei rifugiati con le immagini di Davide Cacciatore, frutto dei suoi pellegrinaggi motociclistici in Himalaya, di Andrea Muratori protagonista di progetti medici tra le comunità di rifugiati tibetani in India, e Cristian Callegari, fotografo “solidale” come si definisce, che ci porta i volti della protesta tibetana in Italia. Il tutto inframmezzato da complete didascalie e foto documentali a cura dell’Associazione Italia-Tibet.
Si dice sempre una mostra “da non perdere”. In questo caso diremmo una mostra che va vista, metabolizzata e promossa da ciascuno di noi. Perché la storia e la vicenda del Tibet non sono un fatto lontano che non ci riguarda. Basterà riflettere sul fatto che le modalità applicate dai cinesi da quelle parti potrebbero con molta facilità essere esportate altrove. Insomma una grande occasione per guardare il passato e riflettere su un futuro che potrebbe essere anche nostro.